Carissimi fratelli e sorelle,
Saluto tutti con affetto in questo giorno per voi così importante. Da tanti anni in questa data dell’8 settembre vi ritrovate per esprimere il vostro amore alla vostra patrona Maria Santissima. Vi siete preparati con la novena e ora celebriamo questa solenne Eucarestia.
Questa è la festa della Natività di Maria. L’8 settembre è la data in cui a Gerusalemme fu consacrata la basilica costruita sopra la casa di Sant’Anna, madre della Madonna; scrive Sant’Andrea di Creta: “la celebrazione odierna onora la natività della Madre di Dio però il vero significato e il fine di questo evento è l’incarnazione del Verbo. Infatti Maria nasce, viene allattata e cresciuta per essere la madre del Re dei secoli, la Madre di Dio.”
Per tutti noi questa festa diventa un’occasione per fermarci un po’ per imparare qualcosa in più, per metterci docilmente davanti a Dio e provare, come Maria, a trasalire di gioia alla sua presenza e a conservare tutto nel cuore. Oggi quando guardiamo a Maria nella piccolezza, nella sua infanzia, è per chiedere a lei e con lei di crescere, di offrire la nostra vita per generare Dio nella nostra storia di tutti i giorni.
Tutti ci sentiamo accompagnati nel cammino della vita da questa presenza discreta e insostituibile di Maria che sa indicare con la certezza della fede e la forza dell’amore i passi giusti da compiere per essere veri discepoli di Gesù. Sentiamo questa presenza come qualcosa di familiare, una presenza che abita lo spazio della nostra vita.
A Giovanni, Gesù morente ha affidato sua Madre e il discepolo amato l’ha accolta come qualcuna che entra a far parte per sempre della sua vita, del suo cammino, del suo modo di amare Gesù.
E ciò che è avvenuto nel discepolo amato, interiormente avviene nella Chiesa, in ciascuno di noi, nel faticoso cammino della fedeltà al Signore. La presenza di Maria ha assunto nella vita di ciascuno di noi un volto che riscalda, che consola, che infonde fiducia nel cammino quotidiano; un volto che non abbandona nel momento della sofferenza ma sa rimanere, un volto che apre la nostra vita alla luce del Risorto nel momento in cui il buio della morte ci avvolge di angoscia: “Santa Maria Madre di Dio prega per noi peccatori adesso e nell’ora della nostra morte”.
Quante volte l’abbiamo invocata con il titolo “Consolatrice degli afflitti, prega per noi”. E vogliamo farlo ancora per recuperare la speranza. Ci sono momenti nell’esistenza di un uomo o di una donna in cui le ferite provocate dalla vita, le sofferenze che colpiscono il corpo e il cuore, la mancanza di speranza, le delusioni e i fallimenti diventano insopportabili. A volte si cercano fughe che, in realtà, stordiscono, facendo dimenticare o anestetizzare questo dolore per un breve momento, ma al risveglio si scopre che la ferita è rimasta e allora aumenta la sofferenza e si entra nella tristezza. La tristezza poi ci porta a un certo ripiegamento su di noi stessi impedendo alla volontà di reagire.
Si entra in un clima di totale sfiducia per cui sembra impossibile uscire da una determinata situazione negativa.
Chiediamo alla Madonna la grazia di vivere un vero itinerario di liberazione per arrivare a uno spazio in cui lo sguardo del cuore riacquista una relazione positiva e fiduciosa con la vita, con il tempo, con i propri limiti, con gli altri, con Dio.
Ma questo cammino di guarigione non può farlo da solo chi è immerso nella tristezza. Chi è segnato da qualunque dolore ha bisogno di incontrare fratelli e sorelle che abbiano il coraggio di stargli accanto e nella discrezione, attraverso la parola e la semplice vicinanza, sappiano trasmettergli la luce necessaria per riprendere il cammino.
Maria ci aiuti a fare quello che lei fa con noi: “Consolare gli afflitti”.
Consolare è accompagnare chi è segnato dalla sofferenza e dalla tristezza mediante una parola di coraggio, una parola spirituale nel senso forte, cioè abitata dal Paraclito.
Lo Spirito è chiamato il “Consolatore”: “Consolatore perfetto, ospite dolce dell'anima, dolcissimo sollievo, nella fatica riposo, nella calura riparo nel pianto conforto”.
Chi è abitato dallo Spirito può veramente trasmettere questa forza delicata e sanante: la Consolazione.
Cari fratelli e sorelle, la memoria della nascita di Maria ravviva il ricordo che anche la nostra vita è dono e promessa. Riposa dunque in noi una speranza più grande di ogni solitudine, di ogni dolore, di ogni divisione che la vita talvolta ci chiede di accogliere e assumere. Quella speranza che consente a San Paolo di ritenere che “tutto concorre al bene per quelli che amano Dio, giacché quelli che Egli da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati ad essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché Egli sia il primogenito tra molti fratelli”.
Non temete: è la Parola da portare nel cuore tornando a casa. Per il mistero di tua Madre ti rendiamo grazie Signore. Amen