SANTA MESSA NELLA X DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

Roma, Chiesa abbaziale dei SS. Vincenzo e Anastasio alle Tre Fontane, 9 giugno 2024

 

OMELIA DEL CARD. ANGELO DE DONATIS, PENITENZIERE MAGGIORE

 

24.06.09

Cari fratelli e sorelle,

Abbiamo celebrato ieri la memoria del Cuore Immacolato di Maria e la Scrittura ci ha fatto vedere la capacità della madre di Gesù di cercare il senso degli eventi di cui era testimone grazie all’attitudine di custodirli e a meditarli nel suo cuore. Oggi l’Evangelista San Marco non ha timore di rivelarci anche che nella sua fede Maria ha avuto dubbi, esitazioni, interrogativi, fraintendimenti. Forse ci sorprende questo ma San Giovanni Paolo II diceva che Maria ha vissuto la fatica del cuore nel vivere la sua fede. Del resto questa è la fede, la fede è un affidarsi, non nonostante, ma un affidarsi nella difficoltà, dentro le proprie fatiche, dentro le proprie incertezze, dentro le proprie resistenze.

Infatti nel Vangelo di oggi anche lei insieme ad altrui parenti di Gesù va a cercalo per andare a prenderlo. Dicevano infatti: è fuori di se, dicevano che è matto. Quindi andiamo a prenderlo, a portacelo a casa. Del resto non è del tutto chiaro se a fare questa supposizioni su Gesù siano quelli che appartengono alla sua cerchia familiare o altre persone non del suo stesso clan che rimanevano sconcertate, scandalizzate dalle sue parole dai suoi gesti, ma questo poco importa. Fatto sta che anche i suoi parenti sono preoccupati di quanto Gesù sta suscitando e preoccupati sulle voci che girano sul suo conto. Voci molto gravi visto che si dice addirittura di essere posseduto da Belzebù e di scacciare i demoni per mezzo del loro capo. Sono ben comprensibili le preoccupazioni di sua madre e dei suoi fratelli.

Nello stesso tempo San Marco ci aiuta a riconoscere che cosa ci sia di sbagliato nel loro atteggiamento.  Che cosa comprometta la loro adesione a Gesù e mi sembra questo vale anche per noi non soltanto per loro. Nel modo di parlare dell’Evangelista è significativo l’uso del avverbio fuori. Al versetto 21 scrive che dicevano: è fuori di sé. Più avanti nei versetti 31 e 32 per due volte con insistenza rimarca che sua madre ed i suoi fratelli lo mandato a chiamare e lo cercavano rimanendo però fuori.

È proprio questo starsene fuori che è decisivo. Mentre pregavo mi sono ricordato di Maria Maddalena. Lei era fuori dal sepolcro e piangeva e non riusciva ad incontrare il Signore perché era fuori, non era nel posto giusto. Quindi quale è il significato di questo fuori di sé?

A questo atteggiamento diffidente Gesù contrappone il comportamento di coloro che al contrario sono dentro, cioè sono nel suo spazio ed è chiaro che questo spazio non è architettonico ma simbolico. È lo spazio di una relazione con Gesù. Essere fuori significa aver interrotto la relazione con lui. Essere dentro significa mantenere la relazione viva con lui, fondata sul cercare insieme la volontà del Padre.

Questo è decisivo. Per capire chi sia Gesù non basta osservare dall’esterno, non basta guardare cosa lui fa occorre lasciarsi coinvolgere, seguire lo stesso spazio, quello spazio disegnato dalla relazione con il Padre. Qui il mio pensiero va alle prime righe del Vangelo di San Giovanni quando i discepoli incominciano a seguirlo e gli chiedono l’indirizzo: Maestro dove abiti?  Lui non darà l’indirizzo ma dirà venite e vedrete. E loro andranno e rimasero con lui tutto il pomeriggio.

Si può entrare in questo spazio grazie all’ascolto della Parola di Dio e allora nascono altri legami non più fondati sulla carne e sul sangue ma su una comune ricerca di Dio e del suo volto. I parenti vanno a cercalo, lo chiamano desiderano di portalo con loro, cioè di rispostarlo nello spazio ordinario di quello che loro già conoscono o presumono di sapere. Gesù chiede loro di percorrere il cammino inverso, di abbandonare quello spazio per entrare in quello in cui lui ora si trova insieme a coloro che vivono la ricerca del Padre.

Rimanendo in questo spazio possiamo anche noi rispondere alla grande domanda di Dio: Dove sei?

Se il Signore mi chiede, dove sei in questo momento cosa rispondo io. Dove siamo?

Questo è il luogo della piena fioritura della vita, lo spazio nel quale nonostante il nostro peccato, le nostre fragilità, possiamo rimanere senza vergogna perché anziché credere la sospetto del serpente impariamo a fidarci della promessa di Dio, della misericordia con la quale egli riveste la nostra nudità con le vesti nuove della salvezza. Rimanendo in questo spazio impariamo a sperare nel Signore. Ad attendere come la sentinella attende il mattino ed il lungo della fede nel quale già dimoriamo si trasfiguri come ci assicura San Paolo una dimora non costruita da mani d’umo, eterna nei cieli. Lasciamo che questa Parola entri nel nostro cuore. Diciamo al Lui che quando ci domandi dove sei di aiutarci a rispondere, di aiutarci a capire come incontrati, aiutaci a capire quali sono le strade vere di felicità , di senso della nostra vita, aiutaci a stare con te nello spazio  della tua misericordia e della tua gioia. Così sia.